Come eravamo

Oggi, per la prima volta dopo due anni e mezzo, ti ho pensato:
senza odio
senza rancore
senza rabbia.

È stato bello non sentirti più dentro come un corpo estraneo contundente, una lama conficcata nello stomaco.

Nessun apparente motivo ti ha scolpito nella mia mente, così e all’improvviso.
Spaurita aspettavo l’incombere di un ricordo o di una sensazione sgradevole, usuali compagni delle tue visite astrali.

Invece no.

Hai bussato alla mia anima.
Senza far rumore.
Senza infierire: non volevi più farmi male.

Ho desiderato fossi veramente lì, davanti a me, per far uscire il fiume di parole che non ti ho mai detto:
perché eri troppo orgoglioso per ascoltarmi. E – sì – per ammettere che era davvero e inevitabilmente finita.
Perché eri troppo arrabbiato per ascoltarti. E – sì – ammettere che neanche tu più mi amavi
– o che forse, sì, non mi avevi mai amato.

Sei passato piano, un respiro d’aria tiepida.
Mi hai sfiorato senza toccarmi: volevi chiedermi scusa.

E per la prima volta, dopo due anni e mezzo, non agognavo cancellarti – e per sempre.

Ricordarti. Senza affanno. Volerti ancora bene, dopo quel pezzo di vita che abbiamo attraversato insieme.

Ricordarmi. Senza rabbia. Per quello che potevo evitare sin dall’inizio.
Vivermi di nuovo, con una punta nostalgica, in un passato dove sono stata comunque felice, con te, a mio modo – finché è durata.

Ricordare come eravamo. Senza chiudere gli occhi: con dolcezza e tenerezza, lontani e per un istante così vicini.
Io e te, istantanee di un amore uguale a tanti altri e unico in sé stesso.

Visioni interiori. Bologna

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